URANIO E MALATTIE PROFESSIONALI NELL’ESERCITO

Il caso

✅️Il Sergente maggiore capo dell’Esercito italiano ha presentato appello contro la sentenza del TAR che ha respinto il suo ricorso per l’annullamento di un decreto ministeriale.

➡️Questo decreto rigettava la sua richiesta di riconoscimento di infermità come causa di servizio e di equo indennizzo.

➡️ Il militare, durante le missioni internazionali in Bosnia e Libano, è stato esposto a uranio impoverito e altre sostanze nocive ed è stato sottoposto alla somministrazione multipla di vaccini.

➡️Al rientro dalle missioni, il militare è risultato affetto da cancro tiroideo con mutazione genetica NRAS ed ha subito un intervento chirurgico per rimuovere il tumore.

➡️La patologia è collegata all’esposizione a uranio impoverito e altri metalli pesanti durante missioni militari, senza adeguate precauzioni di protezione.

➡️Il Comitato di verifica delle cause di servizio ha giudicato che la patologia non era dipendente da causa di servizio, poiché nei precedenti di servizio del militare non vi erano fattori specifici che potessero causare la malattia.

➡️Il TAR ha sostenuto questa valutazione, notando che non ci sono studi epidemiologici che supportino un aumento dell’incidenza della patologia tra la popolazione residente nelle aree di missione.

➡️È stato presentato appello al Consiglio di Stato, criticando il fatto che il TAR avesse confuso le polveri sottili con le nanoparticelle.

🔎Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso