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Cos’è l’uranio impoverito? Rischi per la salute e implicazioni legali

L’uranio impoverito (DU – Depleted Uranium) è il residuo del processo di arricchimento dell’uranio naturale. Durante tale processo, l’isotopo fissile U-235 viene separato, lasciando un materiale meno radioattivo, ma con una densità elevatissima (circa il 60% in più rispetto al piombo). Questa caratteristica rende l’uranio impoverito particolarmente adatto per applicazioni militari, in particolare nella produzione di munizioni anticarro e corazze per veicoli blindati. L’utilizzo dell’uranio impoverito in ambito militare risale agli anni ’70, ma è stato durante i conflitti più recenti , come la Guerra del Golfo, la guerra nei Balcani e le missioni in Iraq e Afghanistan, che se ne è fatto un impiego massiccio. Le munizioni al DU sono capaci di perforare agevolmente corazze e blindature, e all’impatto generano polveri sottilissime, che si disperdono nell’ambiente e possono essere inalate facilmente. Queste caratteristiche, se da un lato le rendono estremamente efficaci sotto il profilo bellico, dall’altro pongono interrogativi gravi e persistenti sul piano della salute e del diritto. I soldati che operano in teatri di guerra dove è stato usato DU, o che manipolano mezzi e materiali contaminati, possono essere inconsapevolmente esposti a tali sostanze.

uranio impoverito

Rischi per la salute legati all’esposizione all’uranio impoverito

L’esposizione all’uranio impoverito può avvenire per inalazione, ingestione o contatto diretto con polveri e residui. Una volta entrato nell’organismo, l’uranio impoverito tende a depositarsi in organi come i reni, i polmoni e le ossa, con effetti tossici che possono manifestarsi anche a distanza di anni. I rischi per la salute sono riconducibili a due componenti: la tossicità chimica del metallo pesante e la sua radioattività residua. Diversi studi scientifici hanno evidenziato un aumento di patologie gravi tra i militari esposti. Si tratta, in particolare, di tumori (come linfomi e leucemie), insufficienze renali croniche, danni al sistema nervoso e malattie autoimmuni. Inoltre, alcuni soggetti hanno riportato sindromi da affaticamento cronico, infertilità e disturbi neuropsicologici. In Italia, la cosiddetta “Sindrome dei Balcani” ha sollevato grande attenzione mediatica e giudiziaria, con centinaia di casi di militari colpiti da patologie insorte dopo missioni all’estero. Tuttavia, il riconoscimento ufficiale del nesso causale tra DU e malattia non è sempre semplice: mancano spesso tracciamenti puntuali dell’esposizione, e vi è ancora disaccordo nella comunità scientifica. Tuttavia, negli ultimi anni sono emerse perizie, studi indipendenti e testimonianze che rafforzano il legame tra esposizione e danni alla salute.

Tutele legali e possibilità di ricorso per i militari esposti

Dal punto di vista legale, i militari italiani colpiti da malattie riconducibili all’uranio impoverito possono agire per il riconoscimento dei propri diritti. I principali strumenti sono: il riconoscimento della causa di servizio, la concessione della pensione privilegiata, gli indennizzi previsti dalla legge per gli equiparati a vittime del dovere e il risarcimento dei danni. Negli ultimi anni numerose sentenze hanno stabilito la responsabilità del Ministero della Difesa per non aver adottato adeguate misure preventive. L’avvocato Tartaglia in questo ambito ha vinto oltre 400 cause.  In particolare, è stata accertata la mancata informazione ai militari sui rischi connessi all’uranio impoverito, l’assenza di dispositivi di protezione adeguati e la carenza di controlli ambientali post-operazione. In numerosi casi, i tribunali hanno condannato lo Stato italiano al risarcimento, riconoscendo la violazione del diritto alla salute. L’avvocato specializzato in diritto militare, come Angelo Fiore Tartaglia, svolge un ruolo cruciale in queste cause: assiste il cliente nella raccolta di prove (cartelle cliniche, ordini di servizio, documentazione delle missioni), nella consulenza medico-legale e nella predisposizione del ricorso. È importante sapere che i procedimenti possono essere avviati anche dai familiari del militare deceduto, i quali hanno diritto ad agire per ottenere giustizia e ristoro economico. Infine, è fondamentale sensibilizzare il personale militare sul tema: conoscere i propri diritti e i rischi legati all’uranio impoverito è il primo passo per tutelarsi. In un sistema giuridico complesso come quello militare, il supporto legale specializzato può fare la differenza tra un diritto negato e un risarcimento ottenuto.