LE PROVE E LE PERIZIE CONFERMANO IL NESSO CAUSALE: IL GIUDICE DEL LAVORO EQUIPARA A VITTIMA DEL DOVERE SERGENTE MAGGIORE DELL’ESERCITO IN PRECEDENZA GIÀ RISARCITO

Il Sergente Maggiore dell’Esercito Italiano ha ottenuto il riconoscimento dello status di “Soggetto Equiparato a Vittima del Dovere” a causa del carcinoma testicolare contratto durante una missione internazionale di pace esposta all’inquinamento da uranio impoverito.

La sua invalidità è stata quantificata al 40%. In un giudizio precedente, il militare aveva già ottenuto un risarcimento per la malattia contratta durante la missione.

In questa nuova causa riguardante gli indennizzi delle vittime del dovere, il Tribunale del Lavoro ha accolto il ricorso e ha condannato il Ministero della Difesa a riconoscere al Sergente Maggiore la speciale elargizione e gli assegni vitalizi previsti dalla legge.

La decisione del Tribunale si fonda sulle prove fornite dal ricorrente e sulla perizia del CTU nominato dal Tribunale Amministrativo Regionale nell’ altro procedimento che lo coinvolgeva.

Il Giudice ha confermato il nesso causale tra la malattia contratta durante la missione e le condizioni ambientali operative, supportando così l’equiparazione del Sergente Maggiore a una vittima del dovere.